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dott. Francesco Nassisi
Consulente Informatico
Cell. +39 347.4795351
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Udine, via Monte Grappa 49
EDUCARE I RAGAZZI ALL'USO CONSAPEVOLE DELLA TECNOLOGIA E PROTEGGERLI DAI RISCHI DELLA RETE
Quello della sicurezza di ragazzi e adolescenti che navigano in Rete è un tema estremamente delicato e complesso, che torna periodicamente alla ribalta ogni qualvolta viene diffusa qualche notizia di cronaca legata al cattivo uso che, spesso, i minori fanno delle nuove tecnologie e di Internet in particolare.
Si sente parlare, frequentemente, di tentativi di adescamento online, casi di cyberbullismo, sexting, vamping, FOMO, nomofobia. Alcuni sono reati penali, altri sono considerate vere e proprie patologie.
Il cyberbullismo, ad esempio, identifica un insieme di azioni aggressive e intenzionali, poste in essere da una singola persona o da un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, servizi di messaggistica istantanea, siti web, telefonate) con l'obiettivo di causare danni ed intimidazioni ad un coetaneo incapace di difendersi.
Spesso questi comportamenti vengono sminuiti se non addirittura ignorati da molti adulti che li etichettano come "ragazzate". A tal proposito basti ricordare che per la Legge del nostro Paese, il minore che ha compiuto 14 anni risponde personalmente degli eventuali illeciti penali commessi, mentre la responsabilità civile resta in capo ai genitori fino al compimento del diciottesimo anno di età.
Il sexting è l'invio attraverso chat e servizi di messaggistica  istantanea di proprie foto e video con contenuti sessualmente espliciti  (interessa particolarmente le ragazze).
Il vamping è la tendenza  dei nostri figli a rimanere svegli durante la notte per verificare in modo ossessivo eventuali nuove notifiche sul loro dispositivo.
La FOMO è la paura tipica degli adolescenti di essere tagliati fuori "dal gruppo" e li induce a controllare di continuo il loro cellulare.
La nomofobia è la paura incontrollata o, per meglio dire, "il terrore" dei ragazzi di restare senza smartphone o senza connessione dati.
Anche se poco noto, esiste poi tutto un mondo legato a varie forme di dipendenza da Internet e dai dispositivi di ultima generazione. Devo dire, mio malgrado, che non è infrequente trovarmi a parlare di questi temi con genitori ed  educatori convinti, a priori, che questo tipo di problematiche non possa coinvolgere i loro ragazzi. Spesso, mi "scontro" con una tale mancanza di consapevolezza che oserei definire, a dir poco, disarmante! E lo dico prima di tutto da padre e poi da consulente informatico!
E tu sei sicuro si sapere veramente di cosa si tratta?
Sei in grado di riconoscere in tuo figlio gli eventuali segnali di disagio che possono far pensare ad un problema di questo tipo?
E, soprattutto, ti sei mai posto il problema di cosa puoi fare concretamente per proteggere tuo figlio dai pericoli della Rete e prevenire situazioni del genere?
Studio Nassisi Udine - Identificare riconoscere e gestire fenomeni legati al bullismo e cyberbullismo
Se ti interessa approfondire l’argomento puoi contattarmi per una consulenza personalizzata. Da molti anni mi occupo di prevenzione frodi online, sicurezza informatica, cyberbullismo e altre problematiche collegate all’uso errato che i nostri ragazzi spesso fanno della Rete e delle nuove tecnologie.
Da sempre metto la mia competenza ed esperienza a disposizione di genitori ed educatori che, non avendo adeguate conoscenza in materia, si preoccupano di proteggere i propri figli, o i ragazzi che sono loro affidati, dalle insidie della Rete e dai pericoli costantemente presenti sul web.
A tal fine ho anche conseguito una specifica certificazione in materia di cyberbullismo - Cyberscudo Battilbullismo, rilasciata da AICA - a conclusione di un percorso formativo specifico, con esame finale, finalizzato ad aggiornare e approfondire ulteriormente le mie competenze nell'identificare, riconoscere e gestire fenomeni legati al bullismo ed al cyberbullismo, nelle sue molteplici forme.
Se stai leggendo questa pagina, probabilmente, è perché anche tu ti sei  reso conto di come, al giorno d’oggi, la facilità di accesso ad Internet, la sua sempre più capillare diffusione e, soprattutto, l’assenza di un efficace sistema di controllo dei contenuti disponibili, esponga i nostri ragazzi a tantissimi rischi come quello, ad esempio, di imbattersi in contenuti poco appropriati o, addirittura, pericolosi per la loro giovane età.
Se sei un genitore o un educatore, concorderai certamente con me quando affermo che ormai Internet è diventato parte integrante della vita quotidiana di ogni ragazzino o adolescente. E non credo si possa prescindere da questa considerazione!
I nostri ragazzi entrano in contatto con le nuove tecnologie già al compimento del loro primo anno di vita e, a volte, anche prima. Basti  pensare all'immancabile tablet al quale, sempre più precocemente, viene affidato il ruolo di baby sitter dei più piccoli. Poi si passa rapidamente al primo smartphone, di solito con l’inizio della scuola, quindi all'accesso (spesso incontrollato) ad Internet, ai social media, ai servizi di messaggistica istantanea come WhatsApp e Messenger. Poco importa se la Legge (e soprattutto il buon senso) stabilisce dei limiti minimi d’età per l’accesso a determinati servizi.
Si tratta di dati di fatto che spesso sollevano nel mondo degli adulti dubbi e incertezze di vario tipo che, sempre più frequentemente, diventano anche causa di conflitti e tensioni familiari.
Qual è l'età giusta (se esiste) per il primo smartphone? Quante ore bisognerebbe lasciare i nostri figli davanti ad uno schermo? Come faccio a scegliere i videogiochi più adatti all'età di mio figlio? Come posso monitorare la sua attività online? E i social? Sono sicuri per i nostri ragazzi?
Un minore che naviga in Internet è potenzialmente esposto ad una serie di rischi che possono riguardare vari aspetti della sua personalità. Spesso questi pericoli sono sottovalutati e, a volte, completamente ignorati da coloro che, a vario titolo, hanno la responsabilità educativa dei ragazzi, genitori in primis. Le ragioni di questa (triste) realtà sono  molteplici.
Il divario tecnologico  tra genitori e ragazzi/adolescenti è spesso così elevato che i primi,  frequentemente, rinunciano in partenza e non tentano neanche di colmare tale gap, almeno in piccola parte. Due le dirette conseguenze di questo atteggiamento, certamente comprensibile ma non per questo condivisibile:
  • lasciare  i propri figli da soli, senza una guida e, soprattutto, senza l’autorevolezza che solo un genitore può avere nei loro confronti;
  • essere  rapidamente "sostituiti" da altri interlocutori ai quali i nostri ragazzi si rivolgeranno per esporre i propri dubbi e le proprie perplessità. Mi riferisco agli amici, magari più grandi, ai compagni di  scuola più smaliziati (che spesso hanno una forte attrattiva sui ragazzi più insicuri) e, soprattutto, al "dottor Google" con conseguenze potenzialmente disastrose poiché, come probabilmente saprai, non tutto  ciò che si legge in Rete è vero ed esente da rischi, soprattutto per ragazzi e adolescenti.
Inoltre, frequentemente manca nei ragazzi la benché minima educazione all’uso consapevole delle nuove tecnologie.  E' vero che ragazzi e adolescenti sono praticamente nati con la tecnologia in mano, ma di fatto non la conoscono veramente e, soprattutto, non ne conoscono i rischi nascosti. La utilizzano in modo passivo, senza rendersi conto di quelle che sono le conseguenze o le implicazioni legate alle loro azioni. Saper "smanettare" su un tablet o uno smartphone è cosa ben diversa dal conoscere la tecnologia e, soprattutto, saperla utilizzare in modo appropriato.
I ragazzi, in generale, pensano che sul web tutto sia lecito e, comunque, privo di conseguenze, convinti come sono di potersi nascondere dietro al (falso) anonimato garantito dalla Rete. Per di più vivono una fase delicatissima e di profonda trasformazione della loro vita, in cui è fortissimo il senso di appartenenza “al gruppo”, il bisogno di essere riconosciuti, di manifestare il proprio pensiero “a qualsiasi costo e con ogni mezzo”. Considerata la loro giovane età ed inesperienza, pertanto, nonostante le tante raccomandazioni che possiamo far loro, non riescono a percepire come “rischiosa” la loro attività in Rete.
Proprio per questi motivi sono estremamente vulnerabili!
Certamente esiste la possibilità di controllare la loro attività in Rete e di  filtrare, entro certi limiti, contenuti non adatti a loro, ma ciò che veramente può fare la differenza è il rapporto continuo e di fiducia che dovrebbero instaurare con genitori ed educatori.
Ovviamente, nessuno ha la bacchetta magica! Il tema è estremamente delicato e complesso e sono perfettamente consapevole che non tutti i genitori ed educatori hanno le competenze o la preparazione necessaria per far tutto questo. E non certo per colpa loro o per mancanza di volontà, ma a  causa del “divario tecnologico” cui facevo cenno prima e che, come detto, contraddistingue le generazioni degli attori coinvolti in questa  tematica.
Il mio consiglio, in questi casi, è quello di non sottovalutare il problema e di rivolgersi ad un professionista di comprovata preparazione ed esperienza che possa fornire un aiuto concreto e qualificato.
Se vuoi approfondire ulteriormente l'argomento contattami per una consulenza specialistica personalizzata.
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